La mammografia è un esame fondamentale per la diagnosi precoce del tumore della mammella perché permette di identificare lesioni di piccole dimensioni e quindi di intervenire nelle fasi iniziali della malattia. Attraverso lo screening, ha contribuito in modo significativo alla riduzione della mortalità per tumore al seno.
Come per altri strumenti diagnostici, anche nel caso della mammografia esistono dei rischi, principalmente legati ai falsi negativi – quando il tumore c’è ma non viene rilevato – e ai falsi positivi – quando il tumore non c’è, ma un’immagine sospetta porta i medici a richiamare la paziente per fare ulteriori accertamenti.
Uno studio recente, pubblicato su Annals of Internal Medicine e condotto da Diana Miglioretti, responsabile della Divisione di Biostatistica dello UC Davis Comprehensive Cancer Center, ha evidenziato che le donne che hanno sperimentato un falso positivo sono meno inclini a ripetere lo screening mammografico. Eppure, un falso positivo dovrebbe incoraggiare la partecipazione continua, poiché chi ha avuto questo tipo di risultato presenta un rischio maggiore di sviluppare un tumore al seno in futuro, probabilmente a causa della maggiore densità e complessità del tessuto mammario.
L’analisi, che ha esaminato oltre 3,5 milioni di mammografie effettuate tra il 2005 e il 2017 negli Stati Uniti su più di un milione di donne tra i 40 e i 73 anni, ha rivelato che il 77% delle donne con un risultato negativo fin da subito partecipa regolarmente agli screening successivi, mentre la percentuale scende al 61% dopo un risultato falso-positivo.
Al momento, non è chiaro se i dati italiani riflettano la stessa tendenza osservata negli Stati Uniti, perché i programmi di screening dei due paesi differiscono notevolmente. Ogni anno nel nostro Paese vengono richiamate per un esame di approfondimento circa il 12% delle donne, un numero basso che testimonia l’accuratezza dei programmi di screening regionali. E tra le donne richiamate, l’esito è un tumore solo per 5 donne su 1.000.
È importante che le donne continuino a partecipare regolarmente agli screening, secondo le raccomandazioni del centro di riferimento, anche dopo un falso positivo. Sebbene la maggior parte delle donne richiamate non risulti poi avere un tumore, l’esperienza di un falso positivo può essere un segnale per una maggiore attenzione futura. Questo processo di richiamo è una parte normale e cruciale del programma di screening.