Il segreto abruzzese per vivere cent’anni

Il segreto della longevità? In Abruzzo si chiama “sdijuno”
Una ricerca dell’Università di Teramo indaga lo stile di vita dei centenari abruzzesi, con sorprendenti risultati sul ruolo degli orari dei pasti
In Abruzzo c’è un segreto che si tramanda silenziosamente di generazione in generazione. Non è una pozione magica né un integratore miracoloso: si chiama “sdijuno”, termine dialettale che indica la colazione del mattino, consumata presto e con regolarità. È proprio questo gesto semplice e quotidiano, insieme ad altre abitudini radicate nella cultura contadina, a emergere come uno degli ingredienti fondamentali della longevità nella regione.
Lo rivela la prima indagine scientifica sui centenari abruzzesi, pubblicata dall’Università di Teramo grazie al lavoro dell’Osservatorio Regionale sulla Longevità Attiva, promosso dalla Regione Abruzzo. Lo studio ha coinvolto 47 persone di età superiore ai 100 anni, tracciando un quadro prezioso del loro stile di vita, delle abitudini alimentari e dell’organizzazione della giornata.
Gli orari contano più di quanto pensiamo
Uno degli aspetti più interessanti messi in luce dalla ricerca è l’importanza degli orari dei pasti. I centenari abruzzesi fanno colazione intorno alle 6 del mattino, pranzano tra le 11:30 e le 12:30 e cenano entro le 19. Questo ritmo, regolare e anticipato rispetto alla media attuale, si rivela essere un elemento chiave per il benessere a lungo termine.
«Il nostro corpo – spiegano i ricercatori – è regolato da orologi biologici interni. Quando rispettiamo i cicli naturali, soprattutto quello luce-buio, migliorano i processi metabolici, la qualità del sonno e la salute cardiovascolare.»
Non solo dieta mediterranea: una cultura della sobrietà
I risultati della ricerca confermano il valore della dieta mediterranea, già riconosciuta dall’UNESCO come patrimonio immateriale dell’umanità. Ma vanno oltre: la longevità abruzzese non si spiega solo con ciò che si mangia, ma anche con come e quando lo si fa. In particolare, l’indagine mette in luce un modello alimentare fatto di sobrietà, cibi semplici, porzioni moderate e tempi dedicati al pasto come momento di condivisione.
L’invecchiamento attivo passa dalla comunità
La longevità non è solo una questione individuale. Nelle aree rurali dell’Abruzzo, dove vive la maggior parte dei centenari coinvolti, la dimensione comunitaria resta forte: la presenza della famiglia, il rapporto con la terra, la partecipazione a riti e tradizioni contribuiscono a un senso di appartenenza e di utilità che ha un impatto positivo sulla salute mentale e fisica.
Una lezione per il futuro
In un’epoca dominata dalla fretta, dalla destrutturazione dei pasti e dall’iperstimolazione digitale, la voce dei centenari abruzzesi ci ricorda che la longevità è spesso figlia della regolarità, della semplicità e del rispetto dei ritmi naturali. La riscoperta di pratiche come lo sdijuno non è solo una curiosità antropologica, ma un invito concreto a ripensare i nostri stili di vita in chiave sostenibile e salutare.
Fonti: Università di Teramo, Osservatorio Regionale sulla Longevità Attiva della Regione Abruzzo (https://shorturl.at/Sxin3)